Il Mondiale di scherma di Milano ha rappresentato un’edizione di grande successo in termini di organizzazione e di risultati. Non un dettaglio la vittoria dell’Italia nel medagliere con uno splendido 4-4-2, che non è una formazione ma il numero delle medaglie d’oro, d’argento e di bronzo conquistate nella kermesse iridata dai nostri beniamini. Dietro però il successo di un grande evento c’è il sudore di tante persone, tanti giovani -e non solo- wannabe che hanno messo in scena uno spettacolo incredibile.
E quindi si, è vero che gli Azzurri sono stati attori formidabili di un palcoscenico perfetto, in grado di dar vita a vere e proprie “notti magiche… sotto il cielo di un’estate italiana”, ma non bisogna dimenticare tutti coloro del “dietro le quinte”: quelle donne e quegli uomini che, con motivazione, hanno dato il loro meglio affinché tutto andasse nella direzione giusta.
E i veri volti nascosti sono quelli dei volontari. I volontari fanno tutto, e oltre: per intenderci, è merito loro se gli ingressi sono contingentati ed è merito loro se le armi e le maschere di un atleta arrivano in pedana; sono sempre loro ad aggiornare l’apparecchio durante un match. E tante altre cose, immaginabili e non…
I volontari a Milano erano più di 200 e tra loro c’erano anche i volti di Adriana e Margherita, due spadiste in erba di Napoli che con estrema emozione hanno condiviso la loro esperienza.
Adriana ci ha raccontato di momenti indelebili che l’hanno fatta sorridere ininterrottamente per giorni e giorni: “ è stato sensazionale avere l’onore di conoscere tutti gli atleti che ci hanno fatto soffrire ed emozionare, rammaricare e gioire -dice accennando ancora un briciolo di gioia-. Quando sono stata impegnata al controllo armi si è realizzato il sogno di conoscere di persona i più vincenti schermidori del mondo che sono per me sempre fonte di grande ispirazione; mi piace ricordare i momenti condivisi con Mara Navarria, Alberta Santuccio e Rossella Fiamigo. Un altro incontro speciale è stato quello con Luca Curatoli che è napoletano come me.
Custodirò il ricordo di aver visto la rifinitura degli atleti prima che scendessero in pedana, e poi a quell’attimo prima di essere annunciati in cui cercavano la massima concentrazione. È stata una vera e propria avventura, unica ed esaltante, che spero con tutto il cuore di poter rivivere. E quindi un grazie va a Marco Fichera che ha dato alla luce un progetto da sogno”.
Margherita, dal suo canto, ha avuto la consapevolezza di “aver fatto parte di uno degli ingranaggi più importanti dell’evento, -e ha proseguito- è stato bello, nel ruolo di volontaria, avere la possibilità di incontrare e chiacchierare con gli atleti.
Non dimenticherò mai i momenti condivisi con Alberta Santuccio in camera di chiamata proprio un attimo prima di salire in pedana e giocarsi il titolo mondiale. Sempre in quell’occasione, un’altra volontaria ed io rubavamo qualche sguardo allo smartphone per assistere, seppur in streaming, alla cerimonia d’apertura e lei, Alberta, la seconda spadista più forte al mondo, si è messa a guardarla con noi. Mica una cosa da tutti i giorni?!
Uno dei nostri compiti è stato anche quello di portare le sacche degli atleti a fondo pedana e grazie a questa opportunità ho avuto modo di incrociare anche qualche personalità: uno degli atleti che più mi ha sorpreso è stato il fiorettista Cheung Ka Long, di Hong Kong, che dopo avermi visto in piedi per molto tempo, mi ha offerto di sedermi al suo posto: un gesto che prima di lui nessuno aveva fatto ed è lì che ho capito che il nostro non era un ruolo invisibile, anzi, tutt’altra cosa, eravamo parte della scena”.