Se è vero che “ognuno vive una propria Olimpiade”, potremmo dire che le Olimpiadi sono già cominciate. Lo sono nella testa di chi le aspetta quattro anni, proprio come un atleta che deve farle; e lo sono nella mente di chi vede magici sogni realizzarsi in concreti gesti.
E se di un atleta si ammirano i valori e le virtù, allora, al cospetto di ogni medaglia olimpica è necessario fare un piccolo passo indietro e mettere a fuoco ogni momento del viaggio, dando merito a tutti i Caronte che contribuiscono (o hanno contribuito) a traghettare un -uno solo- atleta alla vittoria.
In un continuo progresso dello sport che definisce sempre di più il dettaglio, sono diverse le persone indispensabili che compongo il gruppo di uno sportivo. Basti pensare alle partite di tennis, dove ogni giocatore professionista è supportato dal suo team. Per intero.
Non si potrebbe immaginare uno schermidore senza maestro, ma sarebbe altrettanto impossibile immaginarlo senza preparatore atletico. È quello che ha sottolineato Giuseppe Di Bonito, preparatore atletico della nazionale di sciabola, che sta ultimando il suo lavoro, sotto l’egida del Ct Nicola Zanotti, verso il suo primo sogno a cinque cerchi.
“La preparazione atletica in Italia è agli albori del suo cammino -ha affermato il coach napoletano-. Lavoro quotidianamente con dirigenti, tecnici e società per sdoganare l’idea démodé che il preparatore si occupa solo di una parte marginale dell’allenamento. Le Olimpiadi sono il sogno di tutti i grandi sportivi, al di là dei loro ruoli. Io lo vivo sì, come un sogno, ma anche come una grande missione: quella di portare la preparazione fisica ad un livello alto qui in Italia”.
Una settimana sola separa gli sciabolatori -oltre che le spadiste- all’inizio dei Giochi Olimpici. “Negli sguardi sono palpabili le tensioni da ultimo ritiro -ha raccontato coach Di Bonito-. È il momento più particolare del triennio, certamente è una garanzia aver “vissuto” con loro gli ultimi anni. Uno degli aspetti principali su cui stiamo lavorando ora è il recupero: è fondamentale dotare gli atleti di un recupero ottimale per mantenere questo status di forma invariato fino al loro giorno”.
In momenti di grandi pressioni emergono gli aspetti più umani di ogni ragazzo e di ogni ragazza. “L’aspetto che mi fa dire che amo il mio lavoro è la loro determinazione. Giorno dopo giorno, al di là della loro stanchezza, sono concentrati fino all’ultimo istante della preparazione. Ammiro la loro grinta e il loro spirito di sacrificio. E sotto questo aspetto, senza “spezzare la lancia” a favore di qualcuno, sento che le ragazze stanno partendo con il vero intento di scrivere la storia. È un gruppo affiatato, col quale non abbiamo mai sbagliato un allenamento, non si distrae mai e resta sempre focalizzato sul vero obiettivo. Al di là del bellissimo rapporto che si è subito creato, è una squadra competitiva che può fare grandi cose quella delle donne. Mi piace trasmettere carica e fiducia. Il mio intento è insegnare, nel senso latino della sua etimologia: insignare, imprimere segni”.
Il ruolo del preparatore atletico opera ancora nell’ombra: “Forse per questa ragione non sarò a Parigi. Ma poco cambierà, li seguirò costantemente. Se c’è una prova che aspetto con più trepidazione, certamente è quella della sciabola femminile a squadre. Peserà il fatto di non essere con loro. Il mondo italiano ha tantissimo ancora da imparare sulla figura del preparatore atletico, io ce la metterò tutta affinché presto cambi questa considerazione”.
Poi chiosa così il napoletanissimo Giuseppe Di Bonito: “È lontano, ma so che arriverà il giorno in cui potrò seguire i miei ragazzi anche nel Villaggio Olimpico. Lotterò affinché qualcosa cambi”.