Il braciere olimpico tramonta per l’ultima volta ai piedi degli Champs Elysées per decretare la fine della magica estate parigina. Cala anche il sipario sulle Paralimpiadi, in cui la scherma regionale ha indossato panni da protagonista.
Rossana Pasquino fa ritorno a casa con una medaglia di bronzo al collo conquistata nella gara a squadre di fioretto che, pur non essendo specialista del settore, è il frutto di un armonioso lavoro di gruppo, in cui grinta e amicizia sono le parole chiave. Perché Bebe (Vio) e Lori (Trigilia), Ross e Andreea (Mogos) sono da sempre compagne di stanza e di ogni avventura, in tutte le occasioni.
Una medaglia che Ross meritava e che non corrisponde a quella che tanto aveva sognato, e che era giusto che arrivasse nelle sue specialità. Una continua vita di sacrificio, quella della “prof” che manca del suo più romantico “e vissero felici e contenti”.
Tante storie insegnano che, pure quando è meritato, il lieto fine non è scontato.
Roberto Baggio non ha mai vinto il Mondiale e Van Gogh non si è mai visto riconoscere il suo talento. Eppure questa volta è diverso, come se quel finale volesse ancora essere scritto. Glielo dice anche Bebe che “le altre avranno ancora paura della Pasquino”.
Rossana sulle pedane del Club Schermistico Partenopeo e dell’Accademia Olimpica Beneventana porta sempre con sé tanta leggerezza. Insegna a mettersi in gioco e a non fermarsi mai. Ed è anche per questo che l’avventura di Parigi, al di là del risultato, resta pura magia. Perché ha smosso amici, parenti e colleghi che hanno incessantemente tifato per lei sugli spalti del Grand Palais. E ognuno di loro conosce una diversa declinazione di Rossana.
Ci sono Gennaro e Nino che la vivono ogni giorno; Antonio (Iannaccone), Dino (Meglio) e Francesco (Malena) che la allenano e la migliorano come alteta e pure come persona; ci sono i sorrisi contagiosi di Raffi, Nico e Alicina che sul loro Tricolore danno voce al pensiero di tutti: “Rossà, sì a’ chiù fort!”, in dialetto, perché sono saldissime le radici con Paternopoli (Avellino), il posto del cuore della famiglia intera. Ci sono Pierpaolo, Virginia, Teresa, Antonio e tanti altri. Ma anche gli amici e gli sparring di tutti i giorni: Bobbi, Livia, Susy e Toto, che sono i compagni degli assalti fino a chiusura, ma anche quelli delle cene organizzate last minute.
Se c’è una cosa che questa “Parigi2024” ha insegnato, e che dovrebbe consolidarsi nella mente di chi le Olimpiadi le fa e pure di chi le guarda, è che l’atleta, o per meglio dire, la persona, non è la medaglia che indossa al collo, né tantomeno il suo palmarès.
E quindi Rossana è sempre la stessa.
Disordinata e vulcanica, volenterosa e sensibile.
Ed è indiscutibile lo spirito di sacrificio che da anni, fino ad ora, l’ha svegliata per fare la preparazione atletica delle otto con Francesco, poco prima di entrare in aula e di spiegare la lezione, studiata tra il pomeriggio e la notte. Perché la sera dalle sette alle dieci, Rossana tira di scherma senza sosta.
La stessa dedizione che l’ha portata ad essere la numero 1 nel ranking internazionale di sciabola e la seconda di quello di spada. Parigi resterà un grande odi et amo: in primavera ci aveva conquistato il titolo di campionessa europea in entrambe le armi; poco dopo i Mondiali di Terni, dove aveva vinto due bronzi.
Per non dimenticare che da più di due anni il podio della Coppa del Mondo non fa a meno di lei. Essere lì ad ogni tappa non si cancella così facilmente.
E quindi, se è vero che “di doman non v’è certezza”, non resta che portare in ogni sala di scherma un po’ di Rossana ed aspettare. Ché magari un giorno quel lieto fine le bussi alla porta e le chieda di essere scritto.
Toto Castiglione